Archivio mensile:Marzo 2015

Maghreb – La vicenda Touareg

Da oggi nasce una nuova categoria: Maghreb. Cercheremo di riportare le lotte che si svolgono quotidianamente nei territori del Maghreb, territori che ogni giorno vedono tribù locali che si battono per la propria libertà, indipendenza ed autonomia dagli stati di quest’area. Volgeremo i nostri sguardi prevalentemente sui territori del Marocco, dell’Algeria e della Tunisia.

 

LA VICENDA TOUAREG

In questi giorni numerose proteste si stanno svolgendo nell’area del sud dell’Algeri e del Nord del Mali. Martedì 10 marzo 2015 circa 6000 persone sono scese nelle strade di Kidal, in Mali, per rifiutare gli accordi tra l’Azawad, territorio del Mali, e il Mali e dimostrare la loro voglia di libertà e di indipendenza sia dal quest’ultimo che dall’Algeria.
Tra il 12 e il 14 marzo in una Conferenza straordinaria, il Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad (CMA) rende pubblica la Risoluzione generale di questa Conferenza. Più di 4000 persone venute da tutta l’Azawad hanno preso parte all’incontro. Durante i tre giorni, la parola è stata data all’insieme dei rappresentanti delle tribù, dei villaggi, delle differenti categorie sociali, dei diversi movimenti , alle donne, ai giovani perchè si esprimessero riguardo l’accordo di pace tra Mali e l’Azawad. Ciò che è uscito dalla Conferenza è il rifiuto verso un accordo considerato umiliante in quanto non vengono considerate le rivendicazioni fondamentali di una popolazione la cui aspirazione principale è l’indipendenza e la libertà del proprio paese.

Vediamo in breve le tappe storiche che precedono questo eventi:
Tre accordi di pace, un patto nazionale, numerose conferenze e convenzioni, sono stati firmati dal governo del Mali con i fronti armati dei touareg e dei loro alleati sin dal 1991. Prima di questa data vi fu la repressione della rivolta dell’Adagh nel 1963, con il massacro di migliaia di civili per mano dell’armata maliana nel silenzio più totale delle istituzioni. Questo atto violento comportò l’esilio di numerose famiglie touareg negli stati confinanti. Nessuna istituzione nazionale o internazionale ha intrapreso qualche negoziato o condannato questi fatti che restano tuttora impuniti.
Quando scoppiò la ribellione touareg del 1990 in Nigeria e in Mali, la Francia e l’Algeria si mobilitarono velocemente per prendere il controllo della situazione fino al termine delle ostilità, con gli Accordi di Tamanrasset del 6 gennaio 1991, seguiti dal Patto Nazionale l’anno successivo. L’obiettivo era di ridimensionare i movimenti iniziali, il Front de libération du peuple touareg e il Mouvement de libération touarègue, all’interno dei confini di ciascun Stato: il termine ” touareg ” fu sostituito da “Azawad” per il Mali e “Air et Azawagh” per la Nigeria.
Le misure annunciate ( sviluppo economico, creazione di infrastrutture, sicurezza e ritorno dei rifugiati) non sono mai state attuate.
Nel 1994 si ebbero genocidi causati dalle milizie che decimarono la popolazione obbligandola ancora all’esilio.
Una nuova insurrezione avvenne nel maggio 2006 ( e nel 2007 in Nigeria). I movimenti che si stavano mobilitando nella lotta politica del Mali, furono accusati di etnicismo e di terrorismo. Si arrivò a nuovi accordi, gli “Accordi di Algeri” del 2006, con i quali furono reiterate le promesse precedentemente non mantenute.

Nel 2011, il Mouvement National de Libération de l’Azawad, di cui fanno parte numerose identità tra cui touareg e arabi, chiede al governo maliano di applicare gli Accordi di Algeri del 2006. Poichè le richieste non vennero ascoltate, il MNLA passa all’azione a gennaio 2012 formando un’armata composta da combattenti touareg venuti dalla Libia; questo soldati facevano parte di quelle famiglie andate in esilio durante gli anni di piombo del Mali. Dopo appena due mesi dalla formazione del MNLA, naque il fronte islamista Ansar Eddine condotto dall’ex ribelle touareg , poi ex funzionario e diplomatico maliano, Iyad ag Ghali, il quale si allea con i gruppi salafiti AQMI e MUJAO perchè eliminare il MNLA. In poco tempo il governo di Bamako, capitale del Mali, viene rovesciato da un colpo militare. La comunità internazionale si mobilita per ristabilire l’ordine costituzionale facendo ripartire un potere maliano impotente di fronte all’avanzate degli islamisti ( pretesto perchè l’intervento militare francese nel gennaio 2013) e organizza le elezioni presidenziali. L’Accordo di Ouagadougou viene firmato a giugno 2013 sotto il controllo della CEDEAO, dell’ONU e dell’UE, ma le promesse contenute anche questa volta non vengono considerate dal governo maliano.
Negli Accordi di Algeri 2015 viene incoraggiata l’estrazione mineraria senza che venga specificata la compensazione la distruzione delle risorse vegetali e acquifere dei luoghi necessari all’economia pastorale, dimostrando ancora una volta il non interesse verso le popolazioni locali in virtù di una ricchezza non condivisa con loro.

Venerdì 20 Marzo: Tomorrow’s Land – Proezione + Apericena

fronte-copertina-dvdDal 1920 la Palestina sta subendo un attacco che non ha nulla a che fare con la religione: creare un caposaldo occidentale nel medioriente.

Bombardamenti e incursioni militari vengono fatti passare dai media mainstream come risposta ai razzi palestinesi che raramente colpiscono gli obbiettivi.
La guerra però assume diversi aspetti. Quello che vive oggi il popolo palestinese è una segregazione costante sul proprio territorio: muri di cemento, check-point armati, arresti indiscriminati.

Il documentario Tomorrow’s Land racconta del piccolo villaggio palestinese contadino di At-Tuwani incastrato nelle aride colline a sud-est di Hebron, Area C della West Bank a controllo amministrativo e militare israeliano. Sotto costante minaccia di evacuazione dal 1999, il villaggio è oggetto di ripetuti attacchi da parte dei coloni che vivono nel vicino avamposto di Havat Ma’on e nell’insediamento di Ma’on.

In risposta a tutto questo consolidato sistema di ingiustizie, da dieci anni è nato il Comitato di Resistenza popolare, diretta espressione della rivolta della classe contadina locale e contemporaneamente potente destabilizzatore dei meccanismi di controllo e repressione attuati dall’occupazione israeliana.

Con il supporto e la collaborazione degli attivisti israeliani e gruppi internazionali, il movimento sta crescendo e si sta affermando in chiave regionale come uno dei possibili percorsi per costruire ed immaginare un nuovo futuro.

Dalle 19.00 apericena e proiezione dibattito con i registi.