Qualche mese fa, uscì un articolo uscito su questo blog, in cui si scrisse circa la vitale necessità di andare oltre la Sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti del G8 di Genova. Spiegammo come, una sentenza giuridica, non servisse assolutamente a far tirare un sospiro di sollievo, né tanto meno rendere giustizia a chi, in quella calda estate, passo tre giorni di terrore per le strade di Genova, nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.
Da 14 anni a questa parte, centinaia di compagni e compagne, giovani e meno giovani, si ritrovano il 20 Luglio in Piazza Alimonda per ricordare, in quello che è diventato il luogo simbolo di quelle giornate, la memoria di chi su quell’asfalto ci ha perso la vita e le migliaia di persone che su quelle stesse strade furono massacrate di botte dalle forze dell’ordine. Ogni 20 Luglio ci si dirige in quel luogo con un groppo in gola e lo stomaco girato, una giornata difficile, lo ammettiamo.
Quella data è vitale per la nostra città, per i suoi abitanti, per chi, per i restanti trecentosessantaquattro giorni l’anno, non vuole avere niente a che fare con quella crepa.
Dal 2001 in poi le violenze delle forze dell’ordine si sono sistematizzate, normalizzate; le provocazioni sono diventate il loro pane quotidiano, hanno portato a molti casi di omicidio, Aldrovandi, Cucchi, Sandri e a una miriade di altri casi di torture e pestaggi sempre prontamente messi a tacere. A fianco a questi casi “straordinari” abbiamo invece tutta quella violenza che quotidianamente viene messa in pratica contro le fasce più deboli della popolazione. Basti pensare gli sgomberi delle case, alla gestione dei Cie e a quei colpi accidentali che finiscono per ammazzare qualcuno come è successo a Davide Bifolco a Napoli.
Il G8 di Genova ha segnato (e segna tutt’ora) uno spartiacque molto preciso in questo paese, anche per chi in quei giorni aveva solo pochi anni. Nonostante in quei giorni sia stata palese la sospensione dei diritti umani c’è chi ancora prova a distorcere la narrazione e a camuffare i fatti con l’obbiettivo di recuperare l’immagine delle forze armate e della intoccabilità dello Stato. Se le dolorose giornate di Genova vogliono essere dimenticate ci rendiamo conto che anche oggi, nelle dichiarazioni delle varie questure, spuntano sempre un paio di finte bottiglie molotov e altri oggetti per alimentare la paura sociale e legittimare certe pratiche di controllo “poco democratiche” ma più efficaci per mantenere la “normalità”. Il politico è tramontato per lasciare spazio all’ordine pubblico che, nel nome dello Stato, deve essere sempre assicurato militarizzando intere porzioni di territorio. Dalla Val Susa a Niscemi passando anche per i quartieri popolari di ogni città.
Le annuali provocazioni del Coisp, così come di ogni forza politica, lasciano il tempo che trovano. Negare i fatti è una cosa da stupidi, il più delle volte, ma quando ciò è fatto consapevolmente, nonostante la ragione sia dalla parte opposta della barricata, è sintomo di una precisa volontà politica: quella di mettere a tacere chi in quei giorni ha perso i sogni, la giovinezza, la libertà e la vita.
Il 20 Luglio si deve scendere in piazza Carlo Giuliani per ricordare quello che è successo nel 2001, per spezzare ogni tentativo di riscrittura della storia, per andare “oltre la sentenza” di Strasburgo e per chi sta ancora pagando con il carcere la gestione criminale e assassina dell’ordine pubblico.
Appuntamento 20 Luglio h. 15 in Piazza Carlo Giuliani (piazza Alimonda)