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9 APRILE – Grigliatona in giardino!

Sabato 9 vi aspettiamo per una grigliatona nel giardino di Utopia. Come al solito ognuno porti la roba che vuole grigliarsi!!! Un bel pranzo per passare un po’ di tempo con amici che sono venuti in questo anno e mezzo e chi non è mai stato a Utopia. Un anno e mezzo di cambiamenti. L’opportunità di vedere l’inizio del nostro orto e i lavori in corso per la futura officina autogestita. Dopo, carovana con destinazione Lsoa Buridda dove vi sarà una serata di autofinanziamento per la Rete No Borders – Genova
https://www.facebook.com/events/249984635345748/

È NATO UN ORTO DI QUARTIERE

Il 12 Marzo 2016 è nato un orto di quartiere all’interno dello Spazio. Insieme a chi è venuto a lavorare insieme a noi si è deciso di tenere aperto lo Spazio il martedì, il giovedì e il sabato dalle ore 17 in modo da poter continuare a costruire altri spazi da coltivare e per tenere controllato quello che è già stato fatto. Invitiamo le persone a venire a dare una mano perchè lavorando insieme ci si diverte e si può beneficiare tutti dei prodotti che nasceranno.

Ieri sono stati portati tantissimi semi, ciò che serve ora è la terra.

MARTEDÌ, GIOVEDÌ, SABATO DALLE ORE 17

Seconda aggressione fascista

4 dicembre

Davanti al Liceo Luigi Lanfranconi di Genova Voltri si è verificata la seconda aggressione in pochi mesi a Genova di Blocco Studentesco a uno studente che si è rifiutato di prendere un loro volantino.
Ricordiamo a tutt* che cosa è stato il fascismo; non si possono tollerare altri atti simili.
Dal momento che la scuola non tutela gli studenti da chi reca violenza invitiamo tutt* ad organizzarsi e a difendersi da queste aggressioni.

365 giorni a 365 gradi… Oltre il possibile!

20150916_185613Il 29 novembre 2014 entravamo in quello che in quel momento è diventato lo Spazio Libero Utopia. Dopo un anno siamo ancora qua e abbiamo trasformato un luogo abbandonato da 40 anni in uno spazio attraversato quotidianamente da molte persone. Sono stati fatti incontri, presentazioni, proiezioni, concerti… In 365 giorni, attraverso pratiche come l’autoproduzione, il recupero e il riciclaggio, abbiamo dimostrato che un altro modo di vivere è possibile scardinando le basi di questo sistema consumistico (produrre, comprare, consumare, gettare via) che si crede immutabile.

L’unica alternativa desiderabile è quella che costruiamo a partire da noi stessi, per questo il meccanismo della delega non ci appartiene.

L’alternativa bisogna crearsela affrontando i vari ostacoli ed imparando dagli errori commessi, la situazione in cui siamo e i disagi che viviamo derivano dal miglioramento cominciato dall’uomo primitivo. Oggetti, che ci hanno aiutato a stare meglio nel corso degli anni come il frigo, la macchina, gli indumenti, attraverso il lavoro perpetuano le leggi del mercato in cui si tende a produrre merce in surplus che viene gettata via nuova.

“L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” così facendo ci hanno anche legato con catene invisibili al dio Denaro per il quale sacrifichiamo la nostra vita. Riteniamo sia uno dei problemi principali di questa società e apparentemente uno dei più complessi da risolvere.

Noi non abbiamo una soluzione completa a tutti i problemi… Non rassegnandoci a quest’esistenza, provando e imparando dai nostri errori stiamo allentando la morsa sui nostri polsi e le nostre menti.

Noi siamo qui a dimostrare che un’alternativa, anche se difficile, è possibile per questo siamo un’anomalia tra le tante che si vorrebbero isolare e eliminare.

Ci teniamo a sottolineare che l’occupazione illegale , condannata e perseguita dallo Stato, sia servita a creare uno spazio di aggregazione, socialità e confronto che nel ponente genovese prima mancava. Nessun istituzione o partito si preoccupa dei giovani, disoccupati, migranti, questi nuovi poveri. Le varie sedi dei partiti e circoli sono solo li per bellezza: sono locali vuoti senza nessuna attrattiva o utilità e campano con i soldi che potrebbero essere destinati al territorio (dalle scuole agli ospedali fino al dissesto idrogeologico). Per questo rivendichiamo la pratica della riappropriazione diretta e dal basso di tutto!

Dal 2014 a Multedo, ovunque contro chi sfratta, sfrutta e opprime.

Se anche tu cerchi un’alternativa, sappi che non sei solo/a ci sono già gruppi di persone che ne parlano e si organizzano. Ci organizziamo negli spazi liberati della nostra città e ci troverai nelle strade di periferia e nei vicoli del centro.

1anno

Autorganizziamoci nelle scuole, nelle università, ovunque!

I libri sono troppo costosi, cambiarli ogni anno è uno spreco e serve solo ad arricchire le case editrici. Vogliamo libri di testo scaricabili e stampabili gratuitamente e che siano presenti in biblioteca. Crediamo che attraverso la pratica in laboratorio ci sia lo stesso la possibilità di apprendere e che sia possibile limitare l’uso dei libri mantenendoli di supporto. Organizziamoci per scambiare, scannerizzare e fotocopiare i libri degli anni passati così da condividerli tra di noi.

L’istruzione deve essere alla portata di tutti tenendo conto conto delle differenze soggettive: dagli interessi e attitudini personali a quelle caratteriali e fisiche.
Vogliamo programmi didattici aggiornati in tutte le discipline, spazi adeguati e strutture sicure alla portata di tutti. Dove è necessario, inserire nelle classi insegnanti bilingue per favorire l’apprendimento reciproco e l’integrazione.

Crediamo che sia importante per la crescita personale di tutti dare più spazio al confronto e al dibattito collettivo di gruppo durante le lezioni. Vogliamo assemblee autogestite per decidere sulla nostra vita scolastica.

Crediamo che l’autorganizzazione sia l’unico modo di ottenere un cambiamento. A Genova esistono diverse realtà che già lo stanno facendo, non sei solo!

Spazio Libero Utopia – rotta334@inventati.org”

L’ANTIFASCIMO È AZIONE. COSA È SUCCESSO A SAN MARTINO?

Genova, 5 Agosto 2015.

Nei pressi dell’ Ospedale di San Martino si sarebbe dovuto tenere un volantinaggio di stampo razzista dei fascisti di Forza Nuova Genova, contrari alla presenza dei profughi accolti all’interno di un’area inutilizzata della struttura, con le solite insulse motivazioni basate su una paradossale “invidia” nei confronti di fantomatici profughi coccolati e viziati con smartphone e ricariche telefoniche alla faccia dei “poveretti” italiani…assurda visione che fa ben capire la superficialità e l’ignoranza di questa gente.

Dal primo mattino tanti antifascisti e antifasciste si sono trovati nel luogo prefissato, presidiandolo con l’intenzione di non lasciare nessuno spazio all’odio razziale e al populismo di Forza Nuova che, come Lega nord, CasaPound e altra feccia xenofoba affiliata, fomentano quotidianamente la “guerra tra poveri”, distogliendo l’attenzione dai problemi reali e dai reali colpevoli.
Questa gentaglia,che aveva millantato la sua vile presenza dalle 09:00 alle 12:00, non ha avuto il coraggio di presentarsi prima delle 11.30, ovviamente nascosti e protetti da ben tre camionette della polizia.

Nonostante i numeri in calo dato l’orario,i 20\30 solidali rimasti si sono mossi verso il gruppetto di fascisti che a stento raggiungeva le 10 persone.
La reazione della polizia è stata la più classica: mentre il nostro gruppo si dirigeva verso il penoso presidio fascista siamo stati immediatamente caricati a freddo dalla celere in maniera del tutto ingiustificata.
Siamo rimasti ancora qualche minuto a coprire con la nostra voce i ridicoli tentativi di provocazione del salottino forzanovista (saluti fascisti e inni al duce) per poi andarcene e liberare la strada che in modo “tattico” veniva bloccata dai blindati, dai celerini schierati e dai “prodi difensori della razza italiana”, impedendo nel frattempo alle ambulanze di raggiungere il pronto soccorso.

Il binomio fascisti-polizia si dimostra ancora una volta essere un’inquietante e triste realtà, ma crediamo fermamente che a ogni provocazione razzista e xenofoba vada data una risposta decisa e consona come quella di ieri.
Non siamo per niente stupiti della versione sensazionalistica inventata da pseudo giornali quale il secolo xix, che dimostrano come al solito di essere un validissimo strumento di DisInformazione, farcita di inesistenti feriti tra le forze dell’ordine.

Ancora una volta abbiamo dimostrato che i fascisti in questa città non hanno la minima legittimità e faremo del nostro meglio perché ne abbiano ancora meno in futuro, lottando nella quotidianità per un mondo in cui la solidarietà, l’antirazzismo e la convivenza rispettosa tra diverse culture vincano sul triste e disarmante vuoto mentale della xenofobia e dell’ignoranza, unici veri stranieri nelle nostre città.

Antifascisti e Antifasciste genovesi.

QUALE FUTURO PER IL PONENTE GENOVESE?

QUALE FUTURO PER IL PONENTE GENOVESE?

LA PROMESSA DI POSTI DI LAVORO COME SCUSA PER CONTINUARE A DISTRUGGERE IL TERRITORIO

Nuovi posti di lavoro sono stati promessi al ponente genovese grazie all’ampliamento del VTE; posti di lavoro assicurati qualora il progetto di allargare l’area di “parcheggio” dei container del Sig. Spinelli dovesse andare avanti.

Già prima di costruire il VTE come lo conosciamo oggi erano stati promessi 5000 nuovi posti di lavoro per ripagare la popolazione del ponente della perdita delle sue splendide spiagge, promessa non mantenuta visto che oggi sono impiegati circa 600 persone in modo diretto e un indotto complessivo di poco piu’ di mille persone, facendo due calcoli quindi ne mancano più di 4000. Un porto che, a detta di chi in passato si è già battuto contro di esso, è stato costruito grazie al riempimento con i fanghi della Stoppani di Cogoleto; un porto il cui ampliamento avverrà anche con i detriti provenienti dagli scavi del Terzo Valico, detriti che contengono materiale amiantifero.

Il VTE verrà prolungato verso le spiagge di Voltri, più o meno fino a Verrina (inizio di Voltri), con l’aumento dunque della zona portuale e dunque del divieto di balneazione ( al limite possono concedere ai cittadini di farsi qualche nuotata ).

Ci chiediamo se si può accettare qualche piccolo miglioramento del luogo in cui viviamo in cambio di un altro stravolgimento del territorio. Possiamo accettare ancora una volta di mettere in serio pericolo la nostra salute solo per fare arricchire poche persone? Contano maggiormente migliaia di cittadini o qualche imprenditore?

Anche noi saremo in piazza il 2 agosto per difendere il nostro territorio che viene devastato per il guadagno di poche persone.

Vogliamo poter decidere realmente sui progetti futuri che ci coinvolgono!

Vogliamo poter vivere senza nessun pericolo per la nostra salute sulla spiaggia così come nei nostri quartieri.

 

Appuntamento alle ore 16 dietro al campo di calcio (dietro la stazione)

 

 

Genova 2001. Fatti nostri!

dontcleanupthebloodQualche mese fa, uscì un articolo uscito su questo blog, in cui si scrisse circa la vitale necessità di andare oltre la Sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti del G8 di Genova. Spiegammo come, una sentenza giuridica, non servisse assolutamente a far tirare un sospiro di sollievo, né tanto meno rendere giustizia a chi, in quella calda estate, passo tre giorni di terrore per le strade di Genova, nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

Da 14 anni a questa parte, centinaia di compagni e compagne, giovani e meno giovani, si ritrovano il 20 Luglio in Piazza Alimonda per ricordare, in quello che è diventato il luogo simbolo di quelle giornate, la memoria di chi su quell’asfalto ci ha perso la vita e le migliaia di persone che su quelle stesse strade furono massacrate di botte dalle forze dell’ordine. Ogni 20 Luglio ci si dirige in quel luogo con un groppo in gola e lo stomaco girato, una giornata difficile, lo ammettiamo.
Quella data è vitale per la nostra città, per i suoi abitanti, per chi, per i restanti trecentosessantaquattro giorni l’anno, non vuole avere niente a che fare con quella crepa.

Dal 2001 in poi le violenze delle forze dell’ordine si sono sistematizzate, normalizzate; le provocazioni sono diventate il loro pane quotidiano, hanno portato a molti casi di omicidio, Aldrovandi, Cucchi, Sandri e a una miriade di altri casi di torture e pestaggi sempre prontamente messi a tacere. A fianco a questi casi “straordinari” abbiamo invece tutta quella violenza che quotidianamente viene messa in pratica contro le fasce più deboli della popolazione. Basti pensare gli sgomberi delle case, alla gestione dei Cie e a quei colpi accidentali che finiscono per ammazzare qualcuno come è successo a Davide Bifolco a Napoli.

Il G8 di Genova ha segnato (e segna tutt’ora) uno spartiacque molto preciso in questo paese, anche per chi in quei giorni aveva solo pochi anni. Nonostante in quei giorni sia stata palese la sospensione dei diritti umani c’è chi ancora prova a distorcere la narrazione e a camuffare i fatti con l’obbiettivo di recuperare l’immagine delle forze armate e della intoccabilità dello Stato. Se le dolorose giornate di Genova vogliono essere dimenticate ci rendiamo conto che anche oggi, nelle dichiarazioni delle varie questure, spuntano sempre un paio di finte bottiglie molotov e altri oggetti per alimentare la paura sociale e legittimare certe pratiche di controllo “poco democratiche” ma più efficaci per mantenere la “normalità”. Il politico è tramontato per lasciare spazio all’ordine pubblico che, nel nome dello Stato, deve essere sempre assicurato militarizzando intere porzioni di territorio. Dalla Val Susa a Niscemi passando anche per i quartieri popolari di ogni città.

Le annuali provocazioni del Coisp, così come di ogni forza politica, lasciano il tempo che trovano. Negare i fatti è una cosa da stupidi, il più delle volte, ma quando ciò è fatto consapevolmente, nonostante la ragione sia dalla parte opposta della barricata, è sintomo di una precisa volontà politica: quella di mettere a tacere chi in quei giorni ha perso i sogni, la giovinezza, la libertà e la vita.
Il 20 Luglio si deve scendere in piazza Carlo Giuliani per ricordare quello che è successo nel 2001, per spezzare ogni tentativo di riscrittura della storia, per andare “oltre la sentenza” di Strasburgo e per chi sta ancora pagando con il carcere la gestione criminale e assassina dell’ordine pubblico.

Appuntamento 20 Luglio h. 15 in Piazza Carlo Giuliani (piazza Alimonda)

OLTRE UNA SENTENZA

Prendere parola sugli episodi del g8 di Genova a quattordici anni dagli stessi significa scontrarsi innanzitutto con una vicenda sulla quale sono state dette già molte cose. Eppure, quei fatti, sono ancora molto lontani dall’essere chiari per tutti, soprattutto in una città che non è ancora riuscita a superare del tutto gli spettri di quei giorni di paura. È per questo che, lo chiariamo subito, una sentenza come quella della Corte di Strasburgo rischia di essere un piccolo sassolino nel vuoto; è per questo che, lo sosteniamo con forza, bisogna comunque andare oltre una sentenza, la quale sicuramente pone un problema importantissimo e che, viste le reazioni, sembra essere volutamente ignorato dall’apparato istituzionale, quando non viene contestato da segmenti di esso. Il reato di tortura non esiste nel nostro paese, non solo in materia giuridica, ma a livello di forma mentis; l’impunità dei fatti di Genova lo dimostra, e i continui abusi fisici e mentali delle forze dell’ordine (che ancora oggi restano impuniti e vengono spacciati per legittimi ) ne sono la riprova. In molti hanno visto e continuano a vedere, grazie all’enorme quantità di materiale audio-video, le brutalità che le forze dell’ordine compirono in quei giorni, eppure, a ben vedere, gli attacchi e gli abusi istituzionali, polizieschi, sono aumentati dopo il 2001, si sono quasi normalizzati, fino a portare altro marcio alla ribalta nelle cronache nazionali e internazionali: l’omicidio di Cucchi, di Aldrovandi, di Gabriele, le torture ai danni degli attivisti No Tav in Val Susa. Andare oltre una sentenza non vuol dire mostrarne l’inutilità, lungi da noi compiere questa operazione, ma significa urlare con forza che questa sentenza è per noi solo una magra consolazione in un mondo in cui l’opinione pubblica sembra ormai assuefatta da queste continue violenze di stato. Pensiamo semplicemente al fatto che personaggi come Gasparri e il segretario del Sap, abbiano avuto il coraggio, a neanche un giorno dalla sentenza, di dire che fosse in atto un meccanismo mirato a screditare l’onore delle forze dell’ordine. “Il Giornale” si è spinto ancora oltre, arrivando ad affermare che furono le Forze dell’Ordine le uniche vere vittime di quelle giornate di Luglio. Ecco cosa significa andare oltre una sentenza: significa andare oltre i sospiri di sollievo, perché non c’è alcun sollievo in questa sentenza, solo altra rabbia; significa scoprire come le dichiarazioni di alcuni individui, tutto tranne che marginali, continuino a lavorare perché la violenza di stato diventi pratica normalizzata. Una pratica normalizzata nel controllo di quegli individui deviati, che in quelle giornate, e anche in molte altre, si opposero con forza allo status quo, urlando che un mondo diverso fosse non solo possibile, ma necessario. Siamo distanti anni luce dall’accettazione istituzionale di che cosa furono quelle giornate di luglio; si continua a vivere così, aspettando il giorno in cui, svegliandosi, ci si renda conto che non ci fu mai un g8 a Genova, che non ci fu mai una scuola Diaz, che non ci fu mai Via Tolemaide, Corso Italia, che non ci fu mai un Carlo Giuliani, del quale, vorremmo ricordarlo, la stessa Corte di Strasburgo non ammise l’omicidio. Il problema, e lo diciamo con la convinzione di chi sa cosa voglia dire vivere e fare politica in quella stessa città, è che un giorno potremmo davvero scoprire che nessuno più ricorda cosa furono quelle giornate, soprattutto se noi, a quattordici anni dalle stesse, non saremmo in grado di farne rivivere la forza travolgente, i presupposti rivoluzionari che animarono ogni angolo della città in quei tre giorni. Andare oltre una sentenza significa andare oltre lo spettro che da 14 anni ci perseguita, accettarne la narrazione e ripartire, non dimenticandosi di certo da dove si viene.

 

2001-07-19-g8-genova-01

Assemblea: cambio orario!

L’assemblea è dove collettivamente ci confrontiamo e progettiamo azioni per cambiare l’esistente e per questo è il momento più importante dello spazio. Per fare in modo che più persone possano partecipare abbiamo deciso di cambiare orario e anticiparla, sempre il Lunedì, alle 18.30.

Per qualsiasi comunicazione a proposito e non contattateci a rotta334@inventati.org