L’ANTIFASCIMO È AZIONE. COSA È SUCCESSO A SAN MARTINO?

Genova, 5 Agosto 2015.

Nei pressi dell’ Ospedale di San Martino si sarebbe dovuto tenere un volantinaggio di stampo razzista dei fascisti di Forza Nuova Genova, contrari alla presenza dei profughi accolti all’interno di un’area inutilizzata della struttura, con le solite insulse motivazioni basate su una paradossale “invidia” nei confronti di fantomatici profughi coccolati e viziati con smartphone e ricariche telefoniche alla faccia dei “poveretti” italiani…assurda visione che fa ben capire la superficialità e l’ignoranza di questa gente.

Dal primo mattino tanti antifascisti e antifasciste si sono trovati nel luogo prefissato, presidiandolo con l’intenzione di non lasciare nessuno spazio all’odio razziale e al populismo di Forza Nuova che, come Lega nord, CasaPound e altra feccia xenofoba affiliata, fomentano quotidianamente la “guerra tra poveri”, distogliendo l’attenzione dai problemi reali e dai reali colpevoli.
Questa gentaglia,che aveva millantato la sua vile presenza dalle 09:00 alle 12:00, non ha avuto il coraggio di presentarsi prima delle 11.30, ovviamente nascosti e protetti da ben tre camionette della polizia.

Nonostante i numeri in calo dato l’orario,i 20\30 solidali rimasti si sono mossi verso il gruppetto di fascisti che a stento raggiungeva le 10 persone.
La reazione della polizia è stata la più classica: mentre il nostro gruppo si dirigeva verso il penoso presidio fascista siamo stati immediatamente caricati a freddo dalla celere in maniera del tutto ingiustificata.
Siamo rimasti ancora qualche minuto a coprire con la nostra voce i ridicoli tentativi di provocazione del salottino forzanovista (saluti fascisti e inni al duce) per poi andarcene e liberare la strada che in modo “tattico” veniva bloccata dai blindati, dai celerini schierati e dai “prodi difensori della razza italiana”, impedendo nel frattempo alle ambulanze di raggiungere il pronto soccorso.

Il binomio fascisti-polizia si dimostra ancora una volta essere un’inquietante e triste realtà, ma crediamo fermamente che a ogni provocazione razzista e xenofoba vada data una risposta decisa e consona come quella di ieri.
Non siamo per niente stupiti della versione sensazionalistica inventata da pseudo giornali quale il secolo xix, che dimostrano come al solito di essere un validissimo strumento di DisInformazione, farcita di inesistenti feriti tra le forze dell’ordine.

Ancora una volta abbiamo dimostrato che i fascisti in questa città non hanno la minima legittimità e faremo del nostro meglio perché ne abbiano ancora meno in futuro, lottando nella quotidianità per un mondo in cui la solidarietà, l’antirazzismo e la convivenza rispettosa tra diverse culture vincano sul triste e disarmante vuoto mentale della xenofobia e dell’ignoranza, unici veri stranieri nelle nostre città.

Antifascisti e Antifasciste genovesi.

QUALE FUTURO PER IL PONENTE GENOVESE?

QUALE FUTURO PER IL PONENTE GENOVESE?

LA PROMESSA DI POSTI DI LAVORO COME SCUSA PER CONTINUARE A DISTRUGGERE IL TERRITORIO

Nuovi posti di lavoro sono stati promessi al ponente genovese grazie all’ampliamento del VTE; posti di lavoro assicurati qualora il progetto di allargare l’area di “parcheggio” dei container del Sig. Spinelli dovesse andare avanti.

Già prima di costruire il VTE come lo conosciamo oggi erano stati promessi 5000 nuovi posti di lavoro per ripagare la popolazione del ponente della perdita delle sue splendide spiagge, promessa non mantenuta visto che oggi sono impiegati circa 600 persone in modo diretto e un indotto complessivo di poco piu’ di mille persone, facendo due calcoli quindi ne mancano più di 4000. Un porto che, a detta di chi in passato si è già battuto contro di esso, è stato costruito grazie al riempimento con i fanghi della Stoppani di Cogoleto; un porto il cui ampliamento avverrà anche con i detriti provenienti dagli scavi del Terzo Valico, detriti che contengono materiale amiantifero.

Il VTE verrà prolungato verso le spiagge di Voltri, più o meno fino a Verrina (inizio di Voltri), con l’aumento dunque della zona portuale e dunque del divieto di balneazione ( al limite possono concedere ai cittadini di farsi qualche nuotata ).

Ci chiediamo se si può accettare qualche piccolo miglioramento del luogo in cui viviamo in cambio di un altro stravolgimento del territorio. Possiamo accettare ancora una volta di mettere in serio pericolo la nostra salute solo per fare arricchire poche persone? Contano maggiormente migliaia di cittadini o qualche imprenditore?

Anche noi saremo in piazza il 2 agosto per difendere il nostro territorio che viene devastato per il guadagno di poche persone.

Vogliamo poter decidere realmente sui progetti futuri che ci coinvolgono!

Vogliamo poter vivere senza nessun pericolo per la nostra salute sulla spiaggia così come nei nostri quartieri.

 

Appuntamento alle ore 16 dietro al campo di calcio (dietro la stazione)

 

 

Genova 2001. Fatti nostri!

dontcleanupthebloodQualche mese fa, uscì un articolo uscito su questo blog, in cui si scrisse circa la vitale necessità di andare oltre la Sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti del G8 di Genova. Spiegammo come, una sentenza giuridica, non servisse assolutamente a far tirare un sospiro di sollievo, né tanto meno rendere giustizia a chi, in quella calda estate, passo tre giorni di terrore per le strade di Genova, nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

Da 14 anni a questa parte, centinaia di compagni e compagne, giovani e meno giovani, si ritrovano il 20 Luglio in Piazza Alimonda per ricordare, in quello che è diventato il luogo simbolo di quelle giornate, la memoria di chi su quell’asfalto ci ha perso la vita e le migliaia di persone che su quelle stesse strade furono massacrate di botte dalle forze dell’ordine. Ogni 20 Luglio ci si dirige in quel luogo con un groppo in gola e lo stomaco girato, una giornata difficile, lo ammettiamo.
Quella data è vitale per la nostra città, per i suoi abitanti, per chi, per i restanti trecentosessantaquattro giorni l’anno, non vuole avere niente a che fare con quella crepa.

Dal 2001 in poi le violenze delle forze dell’ordine si sono sistematizzate, normalizzate; le provocazioni sono diventate il loro pane quotidiano, hanno portato a molti casi di omicidio, Aldrovandi, Cucchi, Sandri e a una miriade di altri casi di torture e pestaggi sempre prontamente messi a tacere. A fianco a questi casi “straordinari” abbiamo invece tutta quella violenza che quotidianamente viene messa in pratica contro le fasce più deboli della popolazione. Basti pensare gli sgomberi delle case, alla gestione dei Cie e a quei colpi accidentali che finiscono per ammazzare qualcuno come è successo a Davide Bifolco a Napoli.

Il G8 di Genova ha segnato (e segna tutt’ora) uno spartiacque molto preciso in questo paese, anche per chi in quei giorni aveva solo pochi anni. Nonostante in quei giorni sia stata palese la sospensione dei diritti umani c’è chi ancora prova a distorcere la narrazione e a camuffare i fatti con l’obbiettivo di recuperare l’immagine delle forze armate e della intoccabilità dello Stato. Se le dolorose giornate di Genova vogliono essere dimenticate ci rendiamo conto che anche oggi, nelle dichiarazioni delle varie questure, spuntano sempre un paio di finte bottiglie molotov e altri oggetti per alimentare la paura sociale e legittimare certe pratiche di controllo “poco democratiche” ma più efficaci per mantenere la “normalità”. Il politico è tramontato per lasciare spazio all’ordine pubblico che, nel nome dello Stato, deve essere sempre assicurato militarizzando intere porzioni di territorio. Dalla Val Susa a Niscemi passando anche per i quartieri popolari di ogni città.

Le annuali provocazioni del Coisp, così come di ogni forza politica, lasciano il tempo che trovano. Negare i fatti è una cosa da stupidi, il più delle volte, ma quando ciò è fatto consapevolmente, nonostante la ragione sia dalla parte opposta della barricata, è sintomo di una precisa volontà politica: quella di mettere a tacere chi in quei giorni ha perso i sogni, la giovinezza, la libertà e la vita.
Il 20 Luglio si deve scendere in piazza Carlo Giuliani per ricordare quello che è successo nel 2001, per spezzare ogni tentativo di riscrittura della storia, per andare “oltre la sentenza” di Strasburgo e per chi sta ancora pagando con il carcere la gestione criminale e assassina dell’ordine pubblico.

Appuntamento 20 Luglio h. 15 in Piazza Carlo Giuliani (piazza Alimonda)

Mercatino Utopico Autogestito

Titolo: Mercatino Utopico Autogestito
Descrizione: Nella società consumista in cui viviamo, siamo portati ad acquistare beni di cui abbiamo più o meno bisogno. Compriamo, usiamo, accantoniamo e gettiamo, spesso senza che tale bene abbia esaurito la sua efficacia.
Domenica 5 Luglio lo Spazio Libero Utopia diventerà quindi luogo d’incontro per sperimentare nei quartieri pratiche autogestite di scambio, di riutilizzo e di autoproduzione artigianale.
Per ripensare ad una altro concetto di mercato, non basato sulla sola logica economica né sul principio dell’usa e getta, ma capace di ricreare rapporti socialie far riflettere sullo spreco.
Dalle ore 15 sarà possibile partecipare liberamente al mercatino utopico. Avrete l’occasione di svuotare armadi e cantine da cose inutilizzate ma che possono rivelarsi utili ad altri (dai vestiti ai giochi, dagli elettrodomestici ai libri e oggettistica varia, quel che volete. No armi, no cibo, no medicinali).
Verrà anche dato spazio alle bancarelle di artigiani e artisti, banchi informativi e quant’altro, con l’intento di diffondere il lavoro creativo indipendente e pensare ad altre future iniziative di questo genere.
Se non hai la possibilità di portarti un tavolo, te lo daremo noi, per questo chiediamo di essere contattati da chi ne avesse bisogno, in modo da organizzarci di conseguenza.
E per cena non andate via!!!
Vi attende una cena sociale in compagnia, con musica e buon vino.

INGRESSO LIBERO
contatti: rotta334@inventati.org
Ora inizio: 15:00
Data: 05-07-2015

Lunga vita a RiMaflow

Trezzano sul Naviglio ( Milano )

Il 22 giugno vi è stato il consiglio comunale aperto a Trezzano sul Naviglio, per discutere del futuro della fabbrica recuperata RiMaflow dopo una situazione di blocco delle trattative tra Unicredit Leasing, proprietaria dello stabile, cooperativa RiMaflow e un Comune che, come ci è stato raccontato durante l’incontro organizzato nei nostri spazi, mancava della consapevolezza della crisi e della difficoltà dei lavoratori licenziati dalla precedente proprietà.

Dopo un periodo lungo di attesa è stata raggiunta la firma praticamente unanime delle rappresentanze istituzionali (PD, FI, LN, M5S) per chiedere alla Magistratura l’archiviazione delle denunce penali e al sindaco di ritirare le sanzioni amministrative che avevano colpito, in modo fin troppo razionale e molto poco umanità, i lavoratori, non esistendo più le ragioni che le avevano prodotte. Ai lavoratori era stato chiesto di porre fine a tutto ciò che era commerciale e che portava un reddito alle famiglie dei lavoratori (per esempio il mercatino dell’usato).

Dal Consiglio comunale i lavoratori sono riusciti a offende il permesso di utilizzare parcheggi comunali per il Mercatino, dunque potranno vedere il futuro un po’ più roseo.

Adesso manca solo la firma di Unicredit Leasing per un comodato d’uso gratuito in 12 + 6 mesi dalla firma del protocollo.

Noi ci auguriamo che RiMaflow possa continuare a vivere con le proprie gambe e in autogestione ma vogliamo consigliare i lavoratori a stare sempre attenti alle scelte da fare in futuro perchè non vengano utilizzati da partiti, singoli politici, sindacati per campagne elettorali o per ripulirsi un abito fin troppo compromesso.

La difesa del proprio futuro dipende da noi stessi e non possiamo permettere ad altri di lucrarci sopra.

 

Spazio Libero Utopia

 

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Dalla Francia al Venezuela

Francia

Una dopo l’altra, Francois Hollande ha visitato due SCOP icone delle lotte sociali, la Fabrique du Sud (ex Pilpa) e SCOP-TI (ex Fralib) celebrando “la storia di una lotta, una volontà , una speranza. ” Dopo la prima visita di Emmanuel Macron alla più grande SCOP industriale in Francia, l’Acome, non vi è dubbio che queste aziende sono diventate un fenomeno sociale che nessun esecutivo può più ignorare. Eppure molte lotte sociali – Goodyear Amiens, Docelles – portano dei progetti di SCOP e rimangono bloccate dal fallimento di una promessa elettorale, quella della Florange che avrebbe dovuto obbligare un gruppo che vuole chiudere un impianto a metterlo in vendita e a cederlo al miglior offerente … Allo stesso modo, al Congresso del Partito Socialista a Poitiers, Benoît Hamon ha spiegato che se la legge Macron fosse stata approvata, la ripresa in Scop della propria azienda da parte dei dipendenti, come hanno fatto fatto i lavoratori ex-Fralib, non sarebbe più possibile.

La progressione di SCOP è diventato inevitabile. La Confederazione Generale del SCOP ha indicato che nel 2014, l’occupazione nelle SCOP è passato da 45.700 dipendenti a 51.000, un 11,6% di aumento in un anno. Una spettacolare progressione da confrontare con il continuo aumento della disoccupazione nel paese. Un modello economico che, se ben lungi dall’essere perfetto, è tuttavia avanzato rispetto alla passività dei salari, l’opacità e l’avidità delle corporazioni. Quindi la domanda è: bisogna solo guardarli con un occhio amichevole o considerarli, oltre ad una forma di resistenza per l’economia neo-liberista dominata dalle multinazionali , il supporto per l’invenzione di altre possibili?

La questione è ben lungi dall’essere un problema franco-francese. Sarà centrale nel quinto incontro “L’economia dei lavoratori” organizzato a Punto Fijo in Venezuela dal 22 al 26 a luglio 2015. Questi incontri internazionali promossi dalle imprese recuperate argentine e dal programma Facultad Abierta presso l’Università di Buenos Aires hanno lo scopo di unire tutte le iniziative recuperate dai lavoratori in tutto il mondo. Iil fenomeno del recupero delle imprese è sempre più diffuso. Oltre a molti delegati dell’America Latina, Nord America, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa parteciperanno. Per l’Europa, saranno presenti i rappresentanti spagnoli, italiani e greci. Per la Francia, SCOP-TI e la Fabrique du Sud, le due aziende visitate da François Hollande, vi si recheranno. Perché per loro come per le altre imprese recuperate, l’esperienza non è un avventura imprenditoriale come tante altre, ma piuttosto l’espressione di un desiderio di ottenere un’economia guidata unicamente da una rivalutazione del capitale.

Fonte: Association Autogestion

8 maggio 1945-8 maggio 2015: la lotta antirazzista è la lotta contro il fascismo, l’antisemitismo e il colonialismo

L’8 maggio ’45 corrisponde alla disfatta della Germania nazista, un grande sollievo per i gruppi che sono stati perseguitati. Per le minoranze nazionali ebree e rom questa sconfitta mette fine al genocidio perpetrata dai nazisti e permette la sopravvivenza di un grande numero di deportat* grazie alla liberazione dei campi di concentramento e di sterminio. Questa vittoria contro il fascismo è decisiva, anche se come disse Berthold Brecht, “il ventre che ha generato la bestia immonda è ancora fecondo” e che la grande borghesia e i collaboratori che avevano sostenuto i movimenti fascisti riuscirono in gran parte a cavarsela.

Ma l’8 maggio ’45 è anche l’inizio di un terribile massacro in Algeria perpetrato dal potere coloniale francese nelle vicinanze di Sétif, Guelma e Kherrat. L’accaduto inizia con l’uccisione, da parte della polizia, di Bouzid Saal, giovane scout che, durante una manifestazione che reclamava l’indipendenza, la libertà e la fine del regime coloniale, il tutto celebrando la sconfitta del nazismo, stava portando una bandiera algerina. Le sommosse scatenate dall’uccisione diventarono il pretesto di una repressione sanguinosa da parte dell’armata francese appoggiata da milizie di coloni, repressione che fece più di dodici migliaia di morti ( 45000 secondo i/le militanti algerin* e il consolato americano dell’epoca).

Questo massacro fu l’espressione di un sistema razzista che restò intatto nella sfera coloniale e che solo le lotte anticoloniali avrebbero rimesso in dubbio. Dalla parte dello stato francese e dalla maggioranza dei partiti politici francesi, la sconfitta del nazismo non pose fine allo statu quo razzista nelle colonie. Fino al Partito Comunista, i/le ribelli algerini furono considerati provocatori/trici hitleriani. Lato algerino, la vittoria contro il nazismo significò la fine del colonialismo.

Fonte: Paris-luttes.info

Marcia contro Monsanto

Il prossimo 23 maggio si terrà in 50 Paesi la terza MAM – March against Monsanto.

Alla MAM, Marcia Globale contro Monsanto, si prevede una vasta partecipazione e l’intenzione della manifestazione è di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di bandire gli OGM assieme a una crescente pressione politica in materia di agricoltura e sulle pratiche commerciali aziendali di Monsanto e per lottare per l’etichettatura degli alimenti che contengono OGM. La manifestazione globale coinvolge 38 nazioni di 6 continenti con la partecipazione di 428 città per una soluzione pacifica.

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Gli OGM secondo molti scienziati, sono sospettati dai causare danni alla salute umana, come sterilità, reazioni immunitarie, allergie e aumento dei rischi di cancro, tanto che in 828 hanno firmato una lettera aperta, inviata ai capi di Stato di tutto il mondo in cui sono espresse una serie di preoccupazioni circa l’uso degli organismi geneticamente modificati per l’alimentazione umana.

Ma perché l’obiettivo è la Monsanto? E’ la multinazionale più potente nel settore biotech e ha sotto brevetto migliaia di semi, tra cui gli OGM e tanti prodotti per l’agricoltura tra cui l’erbicida Roundup a base di glifosato recentemente indicato dallo IARC, l’Agenzia per la lotta al cancro dell’OMS – Organizzazione Mondiale della sanità- come probabile cancerogeno.

L’Europa ha approvato recentemente 10 nuovi OGM e confermati 9, seppur lasciando ai singoli Stati membri la possibilità dio autorizzarli sul proprio territorio. Ma si tratterebbe di una finta possibilità poiché sarà complicato impugnare la questione nei tribunali.

Spiega Daniel Romano di Gateway Green Alliance:

Monsanto sta mandando in rovina gli agricoltori, causando sterilità del terreno per le monocolture, la perdita della biodiversità e il collasso degli alveari. Inoltre, le loro pratiche costituiscono una vera minaccia per l’agricoltura biologica e la perdita di piante autoctone. Sta causando dipendenza verso un sistema alimentare centralizzato. Insomma, è la ricetta per la carestia globale.

Gli OGM sono stati rimossi e banditi da Austria, Bulgaria, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Giappone, Lussemburgo, Madeira, Nuova Zelanda, Perù, Sud America, Russia, Francia e Svizzera.

Conclude Barbara Chicherio di Gateway Green Alliance

Monsanto non vuole che i consumatori sappiano cosa mangiano e sta continuando a combattere in modo aggressivo l’etichettatura degli OGM negli alimenti.Attualmente un ex lobbista della Monsanto è uno dei rappresentanti impegnati nella redazione del più grande accordo commerciale internazionale, il TPP (Trans Pacific Partnership) dove è prevista la non etichettatura degli alimenti OGM.

Fonte: Blogeko

Francia – Il potere di sorvegliare chiunque

Lunedì 4 maggio a Parigi vi è stata una manifestazione contro il
progetto di legge sull’intelligence.

Il 5 maggio 2015 l’Assemblea nazionale francese ha approvato il disegno
di legge relativo l’intelligence nonostante la forte opposizione che si
è mobilitata contro le disposizioni contenute nel testo. Con 438 voti a
favore, 42 astensioni e 86 contrari, i rappresentanti hanno concesso al
Primo Ministro il potere di sorvegliare massicciamente e senza controllo
la popolazione francese.
Il progetto di legge sull’intelligence, presentato in procedura
d’urgenza il 19 marzo scorso dal Primo ministro Manuel Valls, ha
sollevato una forte opposizione da parte di numerose associazioni di
difesa della libertà, di collettivi, di sindacati dei magistrati e di
avvocati.
I punti più discussi della legge sono:
– legalizzazione delle pratiche illegali dei servizi d’intelligence, che
permetterà un’ampia e intrusiva sorveglianza della vita privata dei
cittadini, affiancata alla conservazione a lunga durata dei dati acquisiti.
– estensione dei campi d’azione di intelligence interna ed esterna, con
obiettivi vasti e pericolosi per la democrazia.
– disposizioni che permetteranno l’acquisizione dei dati dei cittadini
su Internet in modo da permettere la selezione tramite algoritmo dei
comportamenti “sospetti”.
– messa in campo di un regime di “sorveglianza internazionale” per le
comunicazioni verso e dai paesi stranieri.
– creazione di una commissione di controllo con il solo potere
consultivo sulle domande di intercettazioni, le quali rimarranno in mano
al potere politico (del Primo ministro).

Il progetto di legge permetterà di sorvegliare tutti coloro che potranno
“attentare” alla pace pubblica grazie a delle scatole nere che dovranno
essere impiegati sulla rete dai vari intermediari, telco e compagnie
internet, per filtrare il traffico individuando, attraverso i metadati,
attività sospette quali visitare siti pro-terrorismo o contattare
persone sotto indagine.

Egitto: In nome della Shariʿah si colpisce il diritto allo sciopero

L’Alta Corte Amministrativa egiziana ha decretato che lo sciopero dei funzionari sul posto di lavoro può essere sanzionata con una pensione anticipata o con il divieto ad una promozione “conformemente alla Shariʿah islamica”. Una sentenza che ha dato vita ad una viva polemica.

La decisione dell’Alta Corte Amministrativa è stata contestata dall’Unione dei sindacati dei lavoratori egiziani che vi vedono un attentato a un diritto costituzionale. L’articolo 15 della Costituzione adottata tramite Referendum nel 2014 precisa infatti che “lo sciopero pacifico è un diritto regolamentato per legge”.

Ma l’Alta Corte ha considerato che lo sciopero dei funzionari è una minaccia agli interessi della comunità e che conformemente alla Shariʿah islamica questo è un crimine. La Corte si è basata sull’articolo 2 della Costituzione stessa, la quale stabilisce che “i principi della Shariʿah sono la fonte principale delle leggi”.

Secondo gli esperti, non si può fare ricorso alla sentenza dell’Alta Corte salvo che davanti la Corte costituzionale. Nel frattempo, migliaia di funzionari e di operai, perseguiti a livello amministrativo per avere aderito alla sciopero, potranno essere immediatamente colpiti. Una situazione che potrà provocare un’esplosione di rabbia dei lavoratori secondo i gli ambienti sindacali.

Fonte: Afriques en lutte